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Storia del museo

LA STORIA DEL MUSEO PIERSANTI

Venanzio Filippo Piersanti nasce a Matelica nel 1688 da Francesco Maria di Giovanni Piersanti e Faustina Orsi. Dopo una breve carriera ecclesiastica, nel 1718, ad appena trent’anni viene nominato Maestro di cerimonie della Cappella Pontificia da papa Clemente XI il quale, il 15 agosto dello stesso anno, lo nomina suo “familiare e commensale” conferendogli incarichi di grande prestigio all’interno della curia romana.
Gli importanti incarichi che ricopre gli permettono di raccogliere nel corso degli anni suppellettili artistiche (quadri, arazzi, mobili ed oggetti vari) e di edificare all’interno del palazzo di famiglia a Matelica, una cappella domestica.

Venanzio Filippo Piersanti muore a Roma nel 1761 e la sua eredità passa alla sorella Giocondina e al fratello Giovanni che risiede a Matelica nel palazzo di famiglia. I due eredi, in base al testamento, debbono dividersi tutti i beni “mobili, stabili, crediti ed altro esistente tanto a Roma quanto a Matelica“. Intorno all’oratorio domestico si fonda il primo nucleo del Museo Piersanti che deriva in gran parte dall’arredo del palazzo matelicese di monsignor Piersanti, mantenuto e arricchito dai suoi eredi.

Agli inizi del secolo XX Teresa Capeci Piersanti dona il palazzo con tutto il corredo artistico al Capitolo e alla Parrocchia della Cattedrale, in adempimento alle volontà testamentarie del marito, il marchese Filippo Piersanti, ultimo erede della famiglia e primo sindaco di Matelica dopo l’Unità d’Italia.

Nel corso degli anni il museo ha ricevuto numerose altre donazioni che hanno accresciuto il patrimonio culturale e artistico del Museo: le opere non in mostra sono in attesa che venga completata la sistemazione del secondo piano del palazzo dove verranno aperte ulteriori sale per le esposizioni.

PALAZZO PIERSANTI

Palazzo Piersanti, appartenuto in precedenza alla famiglia Pellegrini, risulta costituito dall’accorpamento di più edifici costruiti nel corso dei secoli. La datazione del primo corpo intorno al XVI secolo è suffragata da alcuni elementi architettonici quali il cornicione marcapiano del cortile, che evidenzia uno sfalsamento dei piani con l’ala trasversale su vicolo Santa Croce, e una apertura visibile sulla facciata principale, a destra dell’ingresso.
Il perno centrale del palazzo è costituito dal cortile interno formato dall’accorpamento dei diversi edifici. Esso presenta una planimetria ad U, non racchiusa entro quattro sezioni di mura , ma su tre, in modo tale da inserire l’ingresso sul lato libero, con accesso dalla via secondaria.
Attribuito a maestranze lombarde, per esso sono stati proposti i nomi di Giovanni Battista e Costantino da Lugano, autori di Palazzo Ottoni, nella piazza principale della città.
Con l’acquisto, nel 1728, i Piersanti provvidero a rimuovere alcuni ambienti interni, a rifare il portale d’ingresso con lo stemma gentilizio, ad edificare la cappella con il portale in gesso e a far eseguire le decorazioni dei soffitti della sala grande e delle due salette laterali. A ciò si aggiunse la costruzione di una nuova ala verso il retrostante palazzo Periberti, già Nazarei.
Da allora il Palazzo non ha subito modifiche di rilievo.

I PIERSANTI

Il museo prende il nome dalla famiglia che ha abitato il palazzo dal 1728 alla fine dell’800.
L’ultimo dei Pellegrini, il conte Valentino, celibe, con testamento datato 25 dicembre 1647, indicò suoi eredi i padri Gesuiti, con l’obbligo di aprire alcune scuole a Matelica e con la clausola che, qualora non avessero accettato, l’eredità e il palazzo sarebbero passati ai Carmelitani scalzi, ai Domenicani o ai Ministri degli Infermi. Non essendo stata rispettata nessuna delle clausole, il palazzo fu messo in vendita e fu acquistato dai Piersanti.
Le notizie più antiche sulla famiglia Piersanti risalgono al matrimonio contratto da Giovanni Piersanti con Santa di Leonardo Marinaro, il 10 febbraio 1620. Dal figlio di questi, Filippo Maria (1659) e da Faustina Orsi, nacquero sei figli maschi: Venanzio Filippo (1688), Paolo Nicola (1695), Paolo (1697), Giovanni (1702), Bonaventura (1704), Giuseppe (1707) e tre figlie femmine, due delle quali entrarono nel monastero della SS. Annunziata a Matelica, mentre la terza rimase nubile.
All’inizio del ‘700 la famiglia si divise in due rami: quello matelicese, composto dai genitori Francesco Maria e Faustina, e quello romano di cui facevano parte Venanzio Filippo, Giovanni e Angela Giocondina. Giovanni fu agente di nobili famiglie e membro dell’Arcadia con il nome di Argante; Venanzio Filippo, invece, intraprese la carriera ecclesiastica divenendo cerimoniere pontificio. Ricoprendo questa carica, ebbe modo di curare e presenziare a moltissime cerimonie, come la trionfale accoglienza della consorte di re Carlo III di Spagna, avvenuta a Loreto nel 1741, nonché l’elevazione a Basilica Papale del Sacro Convento di Assisi nel 1735.
Morto Venanzio Filippo nel 1761, tutti i suoi beni passarono ai fratelli Giovanni e Giocondina.
Agli inizi del secolo XX Teresa Capeci Piersanti, non avendo figli, donò il palazzo con tutto il corredo artistico al Capitolo e alla Parrocchia della Cattedrale, in adempimento alle volontà testamentarie del marito, il marchese Filippo Piersanti, ultimo erede della famiglia e primo sindaco di Matelica dopo l’Unità d’Italia.

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